segunda-feira, 3 de fevereiro de 2014

Depoimento de NATHAN SANTOS

Sou natural de Balsas-MA, tendo residido no Brasil todo, recentemente em Fortaleza. 
Conheci o meu guru, orientador, professor, amigo pessoal em 1960. E, como aluno em 1963, não tive experiências boas, pois era muito relutante e dava muito trabalho na área disciplinar, pois era líder da baderna, como consequência não tinha notas boas, no segundo ano do ginásio fiquei de segunda época e só consegui passar com a ajuda pessoal do mesmo. 
O tempo se encarregou de nos afastar e vim encontrar Pe. Ângelo em São Paulo, novamente, muitos anos depois, nesta altura já com família e cuidando de negócios que lá tinha. 
Passamos a nos reunir com os amigos de Balsas participando de debates e palestras numa organização por nós denominada POR UM BRASIL MELHOR, com temas da atualidade e assuntos interessantes, onde o mesmo mostrava sua preocupação com presidiários, vigilantes noturnos, operários da construção, sem tetos, favelados, que faziam parte de sua lida diária, como ouvia confissões, dava conselhos e orientações gerais.
As coisas da vida são muito curiosas, passei alguns anos após terminar o ginásio sem convívio com Pe. Ângelo, vindo encontrá-lo muitos anos depois e participando ativamente dos encontros promovidos pelo mesmo no Caxingui-São Paulo, fazendo parte de um projeto maior do mesmo.
Em 1986, no retorno de uma viagem de Fortaleza a São Paulo, sofri um acidente de carro, no sul da Bahia, de grandes proporções, no dia 13 de maio, dia da santa que tinha uma relação muito estreita com Pe. Ângelo e escapei como por milagre.
Nas ocasiões mais desesperadoras pelas quais passei, sempre entrava um anjo de luz para me apoiar e me confortar com a precisão de um relógio suíço, nas horas mais difíceis possíveis, sendo fundamental em todas as etapas pelas quais passei, de imobilizado, cadeirante, ambulante com par de muletas, tendo sofrido 10 cirurgias e hoje estando vivendo normalmente com algumas limitações, tomei o mesmo como meu anjo da guarda e com frequência me vejo pedindo suas graças e alcançando, Deus o tenha ao seu lado e me protegendo.
Nathan Santos, ex-aluno do Colégio São Pio X, amigo, discípulo.

Fortaleza, CE, 02 fev. 2014.

segunda-feira, 13 de janeiro de 2014

Depoimento de padre Gianni Capaccioni

p. Angelo La Salandra

nasce il 29 marzo 1919 a Biccari da Domenico La Salandra e Giuseppina Caione; Dio lo chiama a sé il 7 dicembre 2000, alla vigilia dell’Immacolata.

Esperto in Umanità.

I suoi 81 anni di vita possono avere questo denominatore comune: “esperto in umanità”.


1. Fecondità spirituale e umana della Daunia.

La Daunia è stata una terra attraversata da grandi testimoni della fede tradotta poi in opere di carità: San Domenico fondatore dell’ordine dei predicatori, intenti a diffondere la Parola di Dio in quella povertà che l’ignoranza voluta dai principi e signorotti aveva ridotto il popolo. Ma finalmente il popolo aveva ripreso la Parola attraverso la riscoperta della Bibbia, non più chiusa nei canterani ma svelata dai predicatori itineranti.
San Giovanni di Dio, insigne esempio di dedizione ai piccoli, agli ammalati e agli esclusi. Sant’Alfonso innovatore della pietà popolare attraverso i canti natalizi e quaresimali le cui note sono arrivate ai giorni nostri.
- La Daunia crocevia di popoli, culture e religioni.
La presenza normanna in special modo con Federico II° la cui residenza era a 10 chilometri da Troia nel Castello di Lucera, con Costantinopoli che si affacciava con decisione e a volte con prepotenza in questo angolo di terra su cui aveva posto le sue mire, con Roma che cercava un suo punto d’appoggio stabile civico-religioso, con i Saraceni che scorrazzavano dal Gargano in tutta la costa adriatica, la città di Troia ha dovuto parlamentare ed educarsi all’arte del dialogo politico e religioso per sopravvivere. Questo sforzo storico è stato immortalato
nel rosone della cattedrale di Troia, sintesi perfetta tra cultura normanna e bizantina.
- Impulso missionario.
Nel 1927 si avventura sino al Nord della Puglia p. Bernardo Sartori, missionario comboniano. Dopo un breve girovagare si stabilisce a Troia e con l’aiuto della gente costruisce il primo Seminario Comboniano in Puglia che, assieme al Santuario della Mediatrice, costituirà una grande luce per i decenni avvenire. Oltre 200 missionari comboniani sono passati per Troia in qualità di formatori, animatori missionari e della gioventù, parroci.

2. Incontro col popolo lusitano .

In Portogallo, p. Angelo fu inviato in vista del Mozambico. Arrivò per imparare la lingua portoghese e per capire come comportarsi nei confronti di una madre patria molto esigente con le colonie. Ovviamente la capitale del Mozambico si trovava in Portogallo ed era Lisbona. La gloria passata dei conquistatori (1492 e 1497) delle due sponde dell’Oceano Atlantico era finita. Restava molta miseria e povertà a Viseu dove si costruisce un Seminario nel 1947 e poi a Lisbona nell’ottobre del 1955 in una parrocchia desolata per le vicende poco edificanti di un prete scappato con la nomina di ladro e donnaiolo. La massoneria si trovava a proprio agio in queste situazioni credendo di avere a che fare con un parroco timido e sprovveduto. P. Angelo si mise vicino ai poveri e al popolo e questa fu la carta vincente per riacquistare fiducia e dignità. Tuttavia il rapporto dei comboniani con le autorità nazionali e locali non è mai stato tenero. La giustizia e il rispetto dei diritti umani furono il punto di scontro. Siccome “Dio non si stanca dei piccoli fiori ma degli imperi” (Tagore), col passare di Salazar e altri imperialisti, si riacquistò la pace.

3. Intermezzo: “Volontà del Signore. Paradiso mio!”

La malattia e la povertà hanno bussato più volte alla sua casa: pleurite, tubercolosi, epidemie, fame a causa di due guerre mondiali. Tutto questo gli ha procurato un ritardo nella scelta definitiva dell’Istituto Comboniano.
La scelta del povero per p. Angelo fu un orientamento evangelico. Come il Cristo non era distante, anzi, faceva un tutt’uno col povero, così la scelta di p. Angelo non poteva essere diversa. Il povero costituiva il sacramento, la realtà visibile del Cristo, la sua manifestazione (Gv. 13). E di poveri ne ha incontrati molti: carcerati, favelados, tossicodipendenti, emigrati dal Nord-Est, meninos de rua (bambini di strada).
Non ha mai voluto aderire a raggruppamenti sociali o politici. Il Vangelo era la sua guida sicura e sufficiente. Il Vaticano II°, Medellin, Puebla, Santodomingo, Comunità ecclesiali di base, dottrina della sicurezza nazionale che è sta deleteria per il Brasile…quello che gli importava era il povero concreto che non aveva bisogno di soluzioni sociopolitiche ma di vicinanza umana e partecipazione alle sue aspirazioni. Il resto era considerato illusorio!

4. Dall’Italia al Brasile.

Il Mozambico scomparve nei disegni dei Superiori perché Pio XII° era impressionato dalla conquista latinoamericana da parte del Marxismo e delle sette cristiane. Chiese ai Comboniani di convogliare i loro sforzi verso questo continente che correva il rischio reale di questa duplice invasione. Il carisma era comunque salvo perché di afro in Brasile ce n’erano tanti; in più il campo di evangelizzazione si estendeva ai discendenti dei colonizzatori e agli indigeni. Gli antichi Ordini Religiosi (Mercedari, Cappuccini, Gesuiti, Carmelitani) non si erano addentrati nel Nord Est e avevano istituito collegi dove spesso i figli privilegiati potevano accedere per gli studi. I primi Comboniani si diressero a Balsas con p. Diego Parodi (1951) e p. Rino Carlesi (1952) che poi furono consacrati Vescovi. 
p. Angelo, dirottato, arriva nel Maranhao il 25 gennaio del 1960. il territorio è difficile e diviso: la costa era riservata ai Neri, discendenti degli schiavi; nelle fasce interne c’erano i ricchi allevamenti dei colonizzatori e dei grandi possessori di terre ma il degrado era grande perché questa terra, detta “del cuoio e del bestiame”, era attraversata da gravi ingiustizie sociali che esploderanno drammaticamente un decennio più tardi; gli indigeni erano relegati nella foresta, un loro habitat naturale ma anche una prigione. 
p. Angelo evangelizza attraverso scuole agricole, alegnamerie, tipografie sotto la guida di eccellenti Fratelli che hanno lavorato con passione e intelligenza assieme alla gente. La sua evangelizzazione passa attraverso le Comunità di villaggio, attraverso le visite ai casolari sparsi ma che conservavano la tradizione di almeno una visita annuale da parte del Sacerdote (desobrigas). In particolare si dedica alla scolarizzazione di bambini e bambine. Ebbe certamente un grande successo per la sua efficacia e i risultati ottenuti. Infine è Formatore di futuri Sacerdoti chiamati attraverso una promozione vocazionale instancabile.
Il metodo educativo? Lo sintetizza un suo ex-allievo: “esigente e giusto con i ragazzi e con gli insegnanti. Il suo metodo era sempre dialogico sia nella formazione dei Catechisti che dei Maestri. “”uscii con le batterie ricariche, leggero come se stessi volando, ma con i piedi per terra e la certezza di aver conosciuto e di essere vissuto con un grande uomo, uno dei più grandi del mondo, un sognatore, un idealista, un realizzatore, ma soprattutto con la certezza di essere vissuto con un santo: Santo Angelo La Salandra” (testimonianza di un ex
studente).
p. Angelo prega, con la preghiera più semplice e accessibile: il santo Rosario. E’ sempre con la corona in mano che spesso innalza come vessillo e come protezione contro ogni forza avversa.

5° Responsabile Provinciale e capitolare.

Nel 1964 i Superiori maggiori lo hanno designato a Balsa, nel Nord Est con il compito abbastanza oneroso di Superiore Provinciale. Questi anni furono gravosi per le situazioni oggettive e perché nel 1968 fu ucciso p. Marco Vedovato. P. Angelo visita il suo assassino a Mirador nell’ottobre del 1968 e gli conferma il perdono che già p. Marco morente gli aveva espresso.
Partecipò al Capitolo Generale (Assemblea generale che si svolge ogni sei anni) del 1969. Fu un capitolo di svolta perché alla luce del Concilio Ecumenico Vaticano II° e confortati dalle numerose lettere ritrovate del fondatore Mons. Daniele Comboni, si rinnovarono la “regola di vita” e le Costituzioni della Congregazione dei “Missionari Comboniani del Cuore di Gesù” (MCCJ). Passati alcuni anni a Troia come Animatore Missionario dove si distinse per lo zelo (il fuoco della Missione) e la vicinanza alle famiglie e ai poveri, ritornò in Brasile ma questa volta al Sud, a Rio Preto. Nuovi problemi, gravi difficoltà per la salute a causa del clima pesantissimo, non smise tuttavia di andare in cerca come Daniele Comboni, dei “più poveri e abbandonati”, soprattutto dei nordestini che si avventuravano in cerca di un po’ di fortuna. La chiamata del Signore lo colse il 7 dicembre del 2000 intento alla sua opera e con il suo grande entusiasmo. Con i suoi occhi penetranti si era già proiettato oltre il visibile!
p. Gianni Capaccioni

Publicado em: Periodico Aria di Troia. Troia, Itália, jun. 2012.

Depoimento do Padre Fernando Zolli

                Um breve testemunho do meu irmão “decano” Padre Angelo La Salandra.
Eis alguns traços deste homem de Deus e do povo pobre.
            O padre Angelo La Salandra me acompanhou nos primeiros passos da minha vida sacerdotal e missionária.
            “Eu chamava-o, com carinho, o nosso “decano”, pois ele era o mais idoso dos missionários combonianos, originários da pequena cidade de Troia (FG – Puglia – Italia) e eu o mais novo. Me dizia que as raízes da nossa gente eram boas e todos os filhos e filhas desta terra deviam seguir os passos dos antepassados e ficar firmes na caminhada e na vocação: ninguém tinha desistido, me dizia -- e precisavam ficar firmes até o fim da vida. Ele me dava lição de vida e de firmeza no compromisso assumido, sem receio e com muita humildade.
            Sempre atento e pronto a encorajar-me na caminhada. Toda vez que celebrava, ele me escutava e no final da Missa me dava conselhos e me dizia que era muito importante pregar e testemunhar a Palavra de Deus, com clareza e com uma linguagem simples para que o povo pudesse bem entender.
            No Brasil onde tive a oportunidade de ficar junto com ele na mesma comunidade da casa provincial, em São Paulo, ele sempre me deu aquele testemunho de fidelidade à oração: encontrava-o de frequente na pequena capela da nossa casa, em profunda oração.
             De noite ele saía e dava voltas no bairro para encontrar os vigias, que eram muitos naquela região da avenida Francisco Morato, a causa da insegurança. Levava a Palavra de Deus, mas sobretudo escutava e para todos havia uma palavra de conforto e de conselho. Levava também comida e roupas para os que precisavam disso. Depois da janta ele saía com a Bíblia e a sacolinha dos alimentos.
            Para problemas de saúde devia seguir um regime muito rígido e ele nunca se queixava disso; nunca vi ele exagerar com a comida e bebida: muito sóbrio e muito atento à partilha e às necessidades dos confrades.
            Uma ternura e uma atenção particular ele me manifestou, quando voltei da República do Congo e precisava de tratamento médico. Ele veio me buscar no aeroporto de São Paulo e me deu o abraço fraterno; isso me surpreendeu, pois ele, de costume, era reservado e alheio à manifestação demasiado afetivas;  vi que era preocupado com a minha saúde. Ficou perto e me visitou todos os dias durante a minha estadia no hospital.
            Volta e meia eu falava no dialeto da nossa região: ele sorria, esboçava umas palavras, mas depois prosseguia na língua brasileira.
            No meu quarto, até hoje, fica o retrato dele junto aos outros missionários, como o padre Sartori, padre Bizzarro e outros, que me ensinaram com a vida e o testemunho o caminho da missão e do compromisso com Deus pelos pobres. Pela manhã quando acordo ele é o primeiro a me olhar e me parece ainda de escutar a voz dele que me chama para a missão de cada dia.

Fernando Zolli
Missionário Comboniano.

quinta-feira, 9 de janeiro de 2014

Depoimento de Wellington Nogueira

Meu nome é Wellington Coelho Nogueira, vivia numa cidade com o nome de Fortaleza dos Nogueiras, cidade próxima a cidade de Balsas-MA. Hoje sou militar do Corpo de Bombeiros do estado do Rio de Janeiro. Todo meu conhecimento de igualdade, amor, fraternidade, companheirismo, lealdade, simplicidade, moral, civismo eu aprendi com meu querido professor padre Ângelo La Salandra. Em 1972, entrei no seminário São Pio X e foi maravilhoso pra minha vida. Padre Ângelo era uma pessoa maravilhosa e eu sendo uma criança muito rebelde, dei muito trabalho ao padre Ângelo. Ele conseguiu fazer um milagre na minha vida e me transformou no homem que sou. Padre Ângelo era um homem bondoso, carinhoso, falava suave e sempre mostrava sua autoridade. Ele era meu professor de Moral e Cívica e Religião, sei que tudo que aconteceu durantes esses anos todos na minha vida tem influência positiva do padre Ângelo. Padre Ângelo um homem santo.